Quantcast
Channel: Burqa – Il Fatto Quotidiano
Viewing all 59 articles
Browse latest View live

Gisele Bundchen tenta di nascondere il “ritocchino” sotto il burqa. A Parigi, dove è vietato dal 2010

$
0
0

C’è del genio nel goffo travestimento che Gisele Bundchen avrebbe utilizzato a Parigi per non farsi riconoscere dai paparazzi. Pare che la supertop brasiliana abbia deciso di coprire le sue apprezzatissime grazie con un nero burqa, costringendo anche la sorella Rafaela a fare lo stesso. L’indiscrezione, ripresa in Italia da Luca Dondoni sul sito de La Stampa, è di Page Six, quotidiano online del gruppo del New York Post, che ricostruisce una vicenda a tratti esilarante.

Secondo quanto scoperto dai segugi del gossip parigino, la Bundchen avrebbe fatto visita, un paio di settimane fa, a una clinica di chirurgia estetica nella capitale francese, allo scopo di dare una ritoccatina al suo seno. Per non farsi scoprire dai fotografi, che ovviamente la seguono h24 in ogni suo spostamento, avrebbe allora imboccato la via araba all’anonimato. Peccato, però, che qualche gola profonda abbia voluto rovinare il piano perfetto: l’autista ritratto nelle foto sarebbe lo stesso che accompagna Gisele nei suoi soggiorni francesi, il quale avrebbe portato le sorelle Bundchen prima in clinica e poi, una volta fatto il “tagliando”, in una Spa extralusso.

Ma il piano di Gisele aveva un enorme difetto già all’origine: la laica e femminista Francia, infatti, ha bandito il burqa ormai cinque anni fa, e qualsiasi donna araba particolarmente religiosa, fosse anche la moglie di un emiro, non potrebbe girare vestita in quel modo per le vie della Ville Lumiere. Il risultato finale è che quella che voleva essere una trovata diabolica si è trasformata in un fail clamoroso (e anche un po’ imbarazzante) per una delle più osannate top model del mondo.

The post Gisele Bundchen tenta di nascondere il “ritocchino” sotto il burqa. A Parigi, dove è vietato dal 2010 appeared first on Il Fatto Quotidiano.


Lombardia, vietato l’accesso con burqa e niqab nelle strutture regionali. Il Ministro Orlando: “Solo propaganda”

$
0
0

Niente burqa e niqab nelle strutture regionali e negli ospedali lombardi per questioni di sicurezza. Questo l’obiettivo non dichiarato esplicitamente dalla Giunta Maroni che ha modificato il regolamento sull’accesso nei luoghi pubblici, sottolineando che nessuno potrà entrarvi senza mostrare il volto. Tecnicamente, si tratta di una specificazione ad hoc di una legge dello Stato italiano.

Nel presentarla il governatore lombardo, durante la conferenza stampa dopo la riunione di Giunta, non ha mai citato gli abiti tradizionali usati da molte donne musulmane, nonostante il suo partito, la Lega Nord, lo avesse chiesto più volte dopo gli attentati jihadisti del 13 novembre a Parigi. “Chi controlla l’ingresso negli ospedali e negli uffici pubblici - ha spiegato – e vede qualcuno che cerca di entrare con il volto coperto, non lo fa entrare. E’ previsto il divieto di ingresso. Noi non dobbiamo pubblicizzare una legge dello Stato”. Roberto Maroni ha poi smentito ogni possibile frizione sul tema con il leader della Lega, Matteo Salvini: “Non c’è stata nessuna polemica con il mio segretario. Su questo, e non solo su questo, siamo perfettamente allineati“.

Orlando: “Normative ci sono già, inventarne di nuove è propaganda”

La decisione di Maroni è stata però fortemente criticata dal Ministro della Giustizia, Andrea Orlando: “Siccome c’è la legge, non si avverte l’esigenza di inventarsene di nuove, che appaiono di sapore simbolico-propagandistico – ha affermato –  In questo momento c’è bisogno di tutto tranne che agitare dei simboli e di fare propaganda, perché mi pare che in questo ambito gli estremisti islamici siano imbattibili, e quindi non mi cimenterei su questo terreno”.

Chiamparino: “E’ un’inutile sottolineatura con fini propagandistici”
D’accordo con Orlando sono i governatori del Piemonte, Sergio Chiamparino, e della Toscana, Enrico Rossi. “Quella della Lombardia mi sembra una inutile sottolineatura, una ridondanza pleonastica con fini politici, propagandistici, non so quanto utile per contribuire a dare serenità al clima attuale”, ha affermato Chiamparino. Enrico Rossi, invece, si è concentrato sul ruolo della donna: “Penso che il punto centrale sia ritrovare il gusto ad una battaglia culturale che punti all’emancipazione della donna, alla parità dei diritti, alla lotta alla violenza, all’integrità del corpo. Su questo non possono esserci deroghe. Vietare di indossare alcuni abiti ha il rischio di produrre effetti opposti, sarebbe più opportuno convincere, semmai”.

 

The post Lombardia, vietato l’accesso con burqa e niqab nelle strutture regionali. Il Ministro Orlando: “Solo propaganda” appeared first on Il Fatto Quotidiano.

Islam: la signora Santanchè o della propaganda in democrazia

$
0
0

Come funziona la propaganda? E perché è pericolosa in democrazia tanto che Platone voleva chiudere la bocca ai sofisti e a tutti i retori capaci di giocare col linguaggio per confondere i cittadini? Il filosofo americano Jason Stanley in un libro recente spiega il meccanismo retorico insidioso della propaganda: invocare a gran voce un valore qualsiasi per persuadere in realtà gli altri che è giusto adottare politiche che negano quel valore. Per esempio, in nome della tolleranza bisogna vietare l’accesso in Europa a persone provenienti da Stati intolleranti, spingendo così verso una politica intollerante nei confronti di certi gruppi etnici. Oppure in nome della libertà delle donne difendere politiche illiberali contro i musulmani.

L’onorevole Santanchè è un esempio perfetto, forse a sua insaputa, di questo espediente retorico.

Mi sono dovuta confrontare con la signora Santanchè venerdì sera alla trasmissione di Lilli Gruber Otto e mezzo, dov’ero invitata con lei e con una teologa italiana musulmana, Nibras Breigheche.

La propaganda è subdola perché è difficile riconoscerla e distinguerla dai buoni argomenti. Soprattutto in televisione, dove il tempo è poco e i messaggi confezionati passano più facilmente dei ragionamenti.

Così la signora Santanchè comincia immediatamente ad attaccare la giovane teologa, per la prima volta invitata alla trasmissione ed estremamente educata, sfruttando la sua ben rodata esperienza di tivù e non lasciandola parlare, negando con la menzione di “fatti precisi” – tutti poi rivelatisi falsi – tutto ciò che diceva la teologa, mostrando dunque la stessa violenza e sopraffazione su una donna che lei sosteneva di combattere in nome della sorellanza universale.

Poi se la prende con me senza alcuna ragione, dato che da atea e antireligiosa quale sono, mi sembra difficile aver difeso posizioni pro-burqa, strillandomi che è molto fiera che suo figlio, immagino universitario a Parigi, non verrà mai a seguire i miei corsi, come se un ventenne brillante che studia all’estero stesse ad ascoltare la mamma per decidere che corsi seguire. Ho tanti studenti di tutti i paesi, anche musulmani, ai quali le madri lasciano la libertà di scegliere cosa studiare.

Poi interrompe di nuovo per dire che un inesistente art. 52 della legge reale sulla tutela dell’ordine pubblico è stato eliminato. Falso. Forse pensava all’art. 152, che è stato rinforzato? Ma sufficiente per mettere in difficoltà la teologa. La menzione esatta di dati inverificabili o falsi e un’altra vecchia tecnica di propaganda o, più semplicemente, come si diceva a casa mia, di “trombonaggine” per tenersi tutto lo spazio della conversazione e non mollare nulla. Il trombone difatti menziona dati con certezza senza sapere di che parla e sta bene attento a non terminare mai una frase con un punto interrogativo per non rischiare di aprire una breccia nel suo assordante assolo.

Gli slogan anche sono una tecnica: la “prigione portatile” del burqa ripetuta cinque, sei volte, o l’essere o non essere nello stesso film.

La povera signora Santanchè, nella ben stretta prigione portatile dei suoi pensieri, si è anche rivelata una perfetta istanza della famosa Terza Legge Fondamentale della Stupidità Umana: “Lo stupido è colui che nuoce agli altri senza nessun vantaggio per se stesso”. Perciò lo stupido è pericoloso: perché non si capisce lo scopo delle sue azioni, non è strategico e dunque ti sorprende sempre nel suo nuocerti perché non capisci perché l’ha fatto.

Quanto a me, ho avuto solo una conferma della Prima Legge della Stupidità Umana: “Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di stupidi in circolazione”.

The post Islam: la signora Santanchè o della propaganda in democrazia appeared first on Il Fatto Quotidiano.

Alle porte di Milano il sindaco anti-burqa Ma il Prefetto annulla l’ordinanza

$
0
0

Girare in città con il burqa? Per il sindaco di Peschiera Borromeo è vietato, tanto da farci una bella ordinanza. Per il prefetto di Milano, invece, si può. Dunque? L’ordinanza salta. Ciò che invece resta è l’ennesimo episodio di intolleranza religiosa fatto registrare nel ricco Nord. Che poi la giunta firmataria sia di centrodestra forse poco importa. Anche se, a ben guardare, il vero problema di questo piccolo centro alle porte di Milano sono le rapine in villa e non certo l’abbigliamento.

Comunque sia, Antonio Salvatore Falletta, siciliano di Agrigento e sindaco di Peschiera dal 2009, lo scorso gennaio accoglie una mozione della Lega e mette a punto l’ordinanza. Da quel momento in città è vietato girare con un abbigliamento che impedisca o renda difficoltoso il riconoscimento facciale. L’obiettivo vero, se pur non specificato nell’ordinanza, sembra essere rivolto all’abito usato da alcune donne islamiche.

Da allora non sono state emesse multe. E poche settimane dopo l’entrata in vigore del documento, arriva secca la risposta del prefetto Gian Valerio Lombardi. “I sindaci – si legge nella sua lettera al sindaco che porta la data del 17 febbraio – possono emanare ordinanze in tema di sicurezza urbana ma non di ordine pubblico e sicurezza”. Un punto fermissimo, questo, “perché – prosegue Lombardi – la sicurezza è demandata in via esclusiva all’azione dello Stato”. A sancirlo, guarda caso, l’articolo 117 della Costituzione repubblicana.

Il Prefetto, poi, entra nel merito sottolineando come proprio “il Consiglio di stato ha riconosciuto che una persona indossi ad esempio il velo per motivi religiosi, culturali e che le esigenze di pubblica sicurezza sono soddisfatte dal divieto di utilizzo in occasione di manifestazioni e dall’obbligo di tali persone di sottoporsi all’identificazione e alla rimozione della copertura”. Tradotto: non si possono mettere limiti alla libertà individuale di indossare il velo per motivi di sicurezza.

Parole che però non sembrano smuovere il sindaco Falletta, per il qaule l’ordinanza era stata accelerata dopo le segnalazioni di donne che giravano in città con il niqab, un velo che lascia scoperto solo gli occhi. E conferma di continuare la sua applicazione per “forma precauzionale”.

“Furore idelogico, afferma il consigliere comunale del Pd Francesco Ortugno, questa ordinanza inutile è confermata dalle multe comminate fino a oggi: zero”. Infatti dalla sua applicazione la Polizia Locale non ha staccato una sola sanzione da 500 euro. Eppure il caso di Peschiera Borromeo non è l’unico. In questi ultimi mesi sono stati diversi i casi di fenomeni di intolleranza religiosa fatti passare sotto la formula di ordinanza per la sicurezza. L’ultima quella di Varallo Sesia, in provincia di Vercelli, dove il sindaco e deputato leghista Gianluca Bonanno al divieto ha aggiunto i cartelli stradali ad hoc.

The post Alle porte di Milano il sindaco anti-burqa
Ma il Prefetto annulla l’ordinanza
appeared first on Il Fatto Quotidiano.

Francia, vietato il burqa nei luoghi pubblici

$
0
0

La Francia vieta il burqa. È arrivato oggi il via libero definitivo del Parlamento al progetto di legge che mette al bando l’uso del velo integrale islamico in tutti i luoghi pubblici, come strade, piazze, negozi, parchi, scuole, ospedali e mezzi di trasporto.

Le donne che indossano il burqa rischiano una multa di 150 euro, alla quale si può aggiungere anche uno stage di “educazione civica”. Chi obbliga una donna a coprirsi completamente il volto può invece essere punito con un anno di carcere e 30 mila euro di multa. Condanna che raddoppia se è coinvolta una minorenne (due anni di prigione e 60 mila euro di multa).

Il testo, fortemente voluto dal presidente Nicolas Sarkozy, è stato approvato dalla grande maggioranza dei membri del Senato, dopo il voto positivo dell’Assemblea nazionale lo scorso luglio. La Francia diventa così il primo Paese dell’Unione europea ad adottare un tale provvedimento, nonostante il parere negativo del consiglio di Stato e il disagio espresso dalle comunità musulmane. Il divieto, che non entrerà in vigore prima della primavera 2011, deve però ancora ottenere il via libera della Corte costituzionale, chiamata a pronunciarsi nelle prossime settimane.

The post Francia, vietato il burqa nei luoghi pubblici appeared first on Il Fatto Quotidiano.

Fini: giusta la decisione francese di vietare il burqa

$
0
0

La decisione della Francia di vietare il burqa è “non solo giusta ma opportuna e doverosa in ragione del valore attribuito dalla nostra carta costituzionale alla dignità della donna, che non puo’ essere sottoposta a violenze o a comportamenti indotti da parte di gerarchie diverse da quelle previste dalla legge”. Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, nel corso della presentazione del libro di Massimo Angelilli, “Quale costituzione per i cittadini stranieri” a Palazzo Marini.

The post Fini: giusta la decisione francese di vietare il burqa appeared first on Il Fatto Quotidiano.

Partiamo dal velinismo prima che dal burqa

$
0
0

Per una che si batte per uno stato laico e per l’emancipazione femminile come me, teoricamente dovrei essere contro il burqa e favorevole alla legge passata in Francia, cui hanno seguito gli apprezzamenti di Fini e del Pdl. “Liberiamo le donne oppresse dal velo”, dicono lor salvatori.

Sì, effettivamente sono contro il burqa, nel senso che non penso lo indosserò mai. Ma sono contro il divieto di portarlo.

Ritengo che questa misura non sia altro che un’ulteriore imposizione nei confronti di queste donne. Dapprima, infatti, per contesto culturale, sociale e familiare viene loro imposto di mettersi un velo in testa. In alcuni paesi è legge, in altri è scelta – e qui andrebbe verificato quanto libera. Poi queste cambiano paese, oppure nascono in un paese diverso dai valori e tradizioni impartiti fra le quattro mura di casa loro. Là fuori, a un certo punto, viene stabilito per legge che queste donne devono denudarsi e stravolgere la loro immagine nel mondo. Ma loro a questa immagine non sono abituate, hanno sempre creduto che devono coprirsi il capo, che è così che devono abbigliarsi.

E quale pensate possa essere la conseguenza della misura voluta da lor salvatori? Semplice: queste donne non usciranno più. Non più a loro agio nel mondo, troveranno come unico scampo quello di rinchiudersi in casa, ancora più recluse e sottomesse di prima al volere dell’uomo in casa, unico loro riferimento.

Allora, siamo sicuri che questa misura sia così benvoluta dagli uomini (e donne tipo la Santanché) di destra in nome dello stato laico e dell’emancipazione della donna, o non è per caso un ulteriore tassello di quella lotta all’Islam che da anni ormai mina i fondamenti delle nostre liberal democrazie? E lor salvatori non hanno pensato alle reazioni del mondo islamico di fronte a leggi dell’Occidente che, giuste o no, vogliono negare elementi della loro cultura?

Anche a me piacerebbe vivere in un mondo in cui le donne non debbano ogni volta sentire il peso (e talvolta l’umiliazione) di un mondo governato dagli uomini. Peccato però che vivo in un mondo in cui tette e culi delle veline sono servite ai pasti e la prostituzione in politica è stata dichiarata legittima. Non sarebbe meglio partire da lì?

The post Partiamo dal velinismo prima che dal burqa appeared first on Il Fatto Quotidiano.

Germania, nuove misure antiterrorismo: allo studio anche il divieto di burqa

$
0
0

Stop al burqa, l’abito islamico che copre per intero il volto ed il corpo delle donne. E’ questa una delle proposte del ministro degli Interni tedesco Thomas de Maziere, che prepara una stretta delle misure antiterrorismo in Germania, dopo l’attacco sul treno a Wurzburg, la sparatoria nel centro commerciale di Monacola bomba ad Ansbach. Un documento fatto di 27 punti che include, oltre al bando dell’indumento islamico, anche la deportazione di soggetti che hanno commesso reati in tempi più rapidi e norme sulla privacy più flessibili per i medici. A tutto questo si aggiunge anche un’accresciuta video sorveglianza dei luoghi pubblici, del reclutamento di altri 15mila agenti di polizia e del divieto della vendita di armi ai sospetti estremisti.

La nuova proposta sullo stop al burqa ribalterebbe un parere del 2012 di una commissione del governo, che aveva dichiarato incostituzionale il divieto. Sono già comunque previste alcune eccezioni; per esempio, non è permesso entrare con il volto coperto allo stadio. Quanto alle nuove norme sulla privacy, al momento i medici che rivelino informazioni confidenziali sui loro pazienti rischiano fino a un anno di carcere.

Ma, quello che propone De Maziere, è che informino le autorità se un paziente assume un comportamento sospetto, tale da far ipotizzare che possano arrecare danno ad altre persone. Su questo punto è già intervenuta l’Associazione dei medici tedesca, secondo cui “la privacy dei pazienti è un diritto fondamentale previsto dalla Costituzione e la situazione della sicurezza interna non dovrebbe indurre a prendere misure politiche e legali affrettate”. 

L'articolo Germania, nuove misure antiterrorismo: allo studio anche il divieto di burqa proviene da Il Fatto Quotidiano.


Burkini, Valls: “Incompatibile con valori della Francia, ma no a divieti”. Alfano: “Vietarlo sarebbe provocazione”

$
0
0

La Francia va alla guerra del burkini, il costume da bagno ibrido tra burqa e bikini che lascia scoperti solo viso, mani e piedi, pensato per le donne di religione musulmana. Dopo i divieti ad indossarlo decisi da alcuni sindaci della Costa Azzurra e della Corsica, anche il primo ministro Manuel Valls si schiera contro l’uso dell’indumento, definito “incompatibile con i valori della Francia“. Il burkini, dice Valls, non è un costume da bagno ma “l’espressione di un’ideologia basata sull’asservimento della donna”. Tuttavia, in un’intervista a La Provence, ha detto di non essere favorevole a una legge nazionale contro il burkini. E sulla stessa linea il ministro degli Interni italiano, Angelino Alfano: “La nostra Costituzione garantisce a tutti la libertà di culto” e un divieto “sarebbe una provocazione”.

“Combattere il burkini, frutto di visione arcaica”
Il governo francese aveva già preso posizione con il ministro dei Diritti dell donne Laurence Rossignol, che si era detta d’accordo con i sindaci di alcune città del Paese – tra cui Cannes – sulla necessità di “combattere il burkini“, condannando tuttavia la decisione di contestualizzare il divieto tra le misure anti-terrorismo. Il capo del governo, in un periodo storico di altissima tensione con il mondo islamico, ha ribadito il concetto definendo il costume da bagno “una provocazione” frutto di “una visione arcaica“, secondo cui le donne sono “indecorose, impure e che quindi dovrebbero essere completamente coperte”.

I divieti tra nord e sud
La prima ordinanza municipale contro il costume era stata emessa il 12 agosto dal sindaco di CannesDavid Lisnard, eletto con il centrodestra, che aveva così motivato la decisione: “Il burkini manifesta in maniera ostentata un’appartenenza religiosa” e per questo “rischia di creare disturbo all’ordine pubblico”. In seguito al divieto, nei giorni successivi, tre donne erano state multate nella città della Croisette. Una era sdraiata proprio sulla spiaggia della Promenade, di fronte al Palazzo del Festival del cinema, e ha dovuto pagare 38 euro. Il giorno dopo, una donna di 32 anni è stata “colta in flagrante” sulla spiaggia di Zamenhoff. E lunedì pomeriggio è stata la volta di una tunisina di 57 anni. Altre sei donne, che secondo il capo della polizia municipale Yves Daros facevano il bagno “troppo coperte“, sono state avvertite ma hanno preferito lasciare la spiaggia.

La disposizione di Cannes è stata poi emulata dai sindaci di Villeneuve-Loubet, in Costa Azzurra, Sisco, in Corsica e Le Touquet vicino a Calais. Intervistato da Bfmtv, il sindaco di Le Touquet, Daniel Fasquelle, ha detto che sebbene non ci siano prove della presenza sulle spiagge locali di donne che usino il burkini “non bisogna aspettare di avere un problema per occuparsene, perché il compito di un sindaco è anche agire in anticipo”. Paragonando quindi la misura con il dispiegamento di agenti di polizia sulle spiagge. “Bisogna lottare contro tutti i comportamenti estremisti, quali che siano”, ha detto Fasquelle, che è anche deputato dei Repubblicani, il partito di Sarkozy, che dall’attentato di Cannes ha cambiato linea e ha spesso attaccato il governo socialista sulla questione sicurezza.

Il governo: “Escalation pericolosa”
A queste posizioni hanno risposto sia Valls che Rossignol che, seppur molto critici sull’uso del costume per credenti musulmane, sono contrari a un divieto pubblico. Il premier ha avvertito che l’estrema destra sta traendo vantaggio dalle tensioni create dal dibattito sul burkini. In una intervista pubblicata da Le Parisien, la ministra delle Donne ha invece parlato di una pericolosa “escalation” nelle reazioni dei municipi e in particolare ha criticato Cannes, che ha inserito il decreto tra le misure contro il terrorismo.

Alfano: “Il mio approccio è costituzionale e liberale”
Non è la prima volta che l’indumento ideato per permettere alle donne musulmane di fare il bagno crea polemiche, di recente un caso ha fatto discutere anche in Italia. Lo scorso 9 luglio in una piscina di Fidenza, nel parmense, una ragazza ha deciso di festeggiare la fine del Ramadan tuffandosi in acqua con i vestiti, scatenando le ire di esponenti di Fratelli d’Italia, Lega Nord e Forza Italia. Ma per il ministro Alfano i divieti non sono la soluzione. “Il mio approccio – spiega Alfano – è costituzionale, perché la nostra Carta garantisce a tutti la libertà di culto; liberale, perché esiste un diritto naturale che precede le leggi e le costituzioni; pragmatico, perché in Italia ci sono un milione mezzo di musulmani che io non posso certo considerare terroristi o fiancheggiatori dei terroristi; severo, perché ho espulso 9 imam in quanto c’è una differenza tra pregare e inneggiare all’odio e alla violenza”. La posizione del ministro è stata definita “sconcertante per l’approccio culturale che denota” da Daniele Capezzone, deputato di Conservatori e Riformisti, e criticata dal segretario della Lega Nord Matteo Salvini che ha invece plaudito ai sindaci francesi, invitando tutti i sindaci delle città di mare italiane a  “copiare l’esempio dei francesi, perché è un simbolo di arroganza, di sopraffazione, di violenza nei confronti della donna”.

L'articolo Burkini, Valls: “Incompatibile con valori della Francia, ma no a divieti”. Alfano: “Vietarlo sarebbe provocazione” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Burqa, la cancelliera Merkel: “Frena l’integrazione. Sì al divieto parziale”. Ministri interno regionali: “Vietare veli che coprono volto”

$
0
0

Il burqa è un ostacolo all’integrazione. Per questo la Germania è pronta a introdurre un divieto parziale del velo integrale che occulta anche il volto. Parola della cancelliera tedesca Angela Merkel, che giovedì ha spiegato: “Dal mio punto di vista, in Germania una donna completamente velata ha poche possibilità di integrarsi“. E ha dato pieno sostegno al ministro dell’Interno Thomas de Maizière secondo il quale il divieto integrale va escluso in quanto “il Tribunale costituzionale lo respingerebbe”, ma è possibile introdurre l’obbligo di mostrare il voto in determinati luoghi, come gli uffici della pubblica amministrazione.

Il dibattito nel Paese è acceso, perché il ministro dell’Interno della Baviera, Joachim Herrmann, continua a insistere sulla necessità di un divieto totale. E  venerdì i ministri dell’Interno regionali dell’Unione cristiano-democratica e sociale (Cdu-Csu, il partito della cancelliera) chiederanno in giornata il divieto di portare il burqa e altri tipi di veli islamici che coprono il volto, come il niqab, negli uffici pubblici, durante le manifestazioni e per chi guida un’automobile. A riferirlo in tv, citato dall’agenzia Dpa, il ministro federale Thomas de Maizière.

“Siamo d’accordo nel voler prescrivere l’obbligo di mostrare il volto dove è necessario per la convivenza nella nostra società: al volante, davanti alle autorità, all’Ufficio di stato civile, in scuole e università, nel servizio pubblico, di fronte a un tribunale”, ha detto il ministro sul secondo canale pubblico Zdf. “Rifiutiamo all’unanimità il burqa, non è adatto al nostro paese aperto al mondo”, ha detto ancora de Maizière.

Intanto il primo ministro francese Manuel Valls si è espresso contro l’uso del burkini, il tipico costume da bagno islamico, definendolo “incompatibile con i valori della Francia”. Tuttavia, in un’intervista a La Provence, anche Valls aveva dichiarato di essere sfavorevole a una legge che ne vieti l’uso. Della stessa idea è il ministro degli Interni italiano, Angelino Alfano: “La nostra Costituzione garantisce a tutti la libertà di culto” e un divieto “sarebbe una provocazione”.

L'articolo Burqa, la cancelliera Merkel: “Frena l’integrazione. Sì al divieto parziale”. Ministri interno regionali: “Vietare veli che coprono volto” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Iraq, l’Isis vieta burqa nei suo centri militari di Mosul: “Motivi di sicurezza”

$
0
0

Lo Stato islamico ha vietato di indossare il burqa alle donne che entrano nei suoi centri di addestramento militare a Mosul, in Iraq. L’ordine dei miliziani fedeli ad Al-Baghdadi è arrivato a sorpresa ed è stato rivelato da PressTV. L’obbligo di non indossare la lunga veste che copre dalla testa ai piedi è stato preso per “motivi di sicurezza” e il divieto impone severe punizioni per tutte quelle donne che continueranno a coprire interamente il proprio volto.

L’emanazione della nuova legge – che contrasta in modo plateale con l’obbligo imposto alle donne di coprirsi interamente dopo la presa della città – è una conseguenza all’uccisione di numerosi terroristi di alto livello da parte di donne che indossavano il burqa. La minaccia alla propria incolumità percepita dai seguaci del Califfo aveva causato un episodio analogo già a fine luglio, sempre a Mosul, quando a scomparire furono le barbe lunghe e gli abiti in stile “afghano”. Una tendenza scaturita nel timore di un attacco alla città dopo che l’esercito iracheno aveva conquistato la base aerea di Qayyrah, distante 70 chilometri dal centro. In quella circostanza, i miliziani avevano indossato abiti civili e si erano ritirati dalle strade.

L’Isis attacca quartiere sciita nel centro di Baghdad –  Sono almeno sei i morti provocati dall’esplosione di un’autobomba nel quartiere a maggioranza sciita nel centro della capitale. Lo rende noto la polizia irachena spiegando che nella detonazione sono rimaste ferite altre 30 persone. L’attacco, rivendicato dal Daesh è avvenuto poco prima di mezzanotte vicino all’ospedale Dottor Abdel Hamid, nel quartiere commerciale di Al Karrada, uno dei più colpiti da attentati di stampo terroristico. L’esplosione ha provocato anche l’incendio di una decina di auto e ha distrutto alcuni edifici residenziali della zona.

L’Onu consegna aiuti a città liberata dallo Stato islamico – Le Nazioni Unite hanno distribuito cibo agli oltre 30mila abitanti di Qayyarah, località dell’Iraq settentrionale liberata a fine agosto dalla presenza degli jihadisti. Lo ha annunciato in una nota il World Food Programme (Wfp), sottolineando che erano due anni che non venivano consegnati aiuti nella località ritenuta strategica in vista dell’offensiva finale delle forze governative per strappare Mosul all’Isis. Qayyarah è stata “inaccessibile per due anni”. La sua gente, ha evidenziato il direttore del Wfp in Iraq Sally Haydock, “soffre la fame perché non ha accesso al cibo”. Secondo l’agenzia che si occupa di assistenza alimentare, la località si trova in “condizioni catastrofiche” e inoltre “colonne di fumo nere” si alzano dai pozzi petroliferi dati alle fiamme dall’Is durante i combattimenti.

Spenti pozzi petroliferi nel Nord incendiati dall’Isis – Nella regione di Qayyara, 60 chilometri a sud di Mosul, diverse squadre di tecnici inviati dal governo nazionale sono intervenuti per spegnere vari giacimenti di petrolio che i fedeli di Al-Baghdadi avevano dato alle fiamme nella loro ritirata, avvenuta nel mese scorso. Salih Al Jubury, presidente del Consiglio locale, ha detto che tredici dei pozzi dati alle fiamme sono stati spenti, mentre si continua a lavorare per domare gli incendi in altri tre. Altri dieci pozzi, ha aggiunto Al Jubury, sono stati sabotati con l’apertura delle condutture e il greggio è arrivato a coprire alcune strade del centro di Qayyara, riconquistata dalle forze governative alcune settimane fa. I lavori di riparazione dovrebbero richiedere ancora una quindicina di giorni.

L'articolo Iraq, l’Isis vieta burqa nei suo centri militari di Mosul: “Motivi di sicurezza” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Potenza, rimosso il presepe con Maria in burqa. Il parroco: “Polemica partita da una lettura da ignoranti”

$
0
0

La chiesa di Sant’Anna a Potenza è stata teatro in questi giorni di un’aspra polemica. Oggetto della discordia il presepe allestito (e poi rimosso) che ospitava una madonna in abiti islamici, Giuseppe alias Mustafa e alcuni pastori musulmani. Il parroco don Franco Corbo, spiega lo spirito dell’iniziativa e riceve in dono un presepe tradizionale da una rappresentanza dei parrocchiani indignati per la scelta “terzomondista e immigrazionista” del parroco

L'articolo Potenza, rimosso il presepe con Maria in burqa. Il parroco: “Polemica partita da una lettura da ignoranti” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Marocco, vietata produzione e vendita del burqa: “Messo al bando perché criminali l’hanno usato per mascherarsi”

$
0
0

Nonostante non ci sia ancora nessuna conferma da parte delle autorità locali, la notizia è circolata in diversi siti di informazione ed è stata ripresa da diverse agenzie internazionali e il provvedimento con cui il governo marocchino vieta la produzione e la vendita del burqa per ragioni di sicurezza sarebbe effettivo già da questa settimana. Una mossa che sembra aggiungere un nuovo tassello all’opera di istituzionalizzazione dell’Islam portata avanti a suon di riforme dal re marocchino Mohammed VI. Ma che, secondo molti analisti, celerebbe soprattutto un nuovo modello politico.

Il burqa è l’indumento che copre interamente viso e corpo ed è indossato prevalentemente in Afghanistan. In Marocco la maggioranza delle donne veste l’hijab, indumento che nasconde il capo ma lascia scoperto il viso. Il velo integrale è diffuso tra i salafiti – ovvero chi osserva una versione più conservatrice dell’Islam – ma anche in questi casi, in Marocco, le donne vestono prevalentemente il niqab (velo che lascia scoperti solo gli occhi) e non l’indumento afghano. L’eco suscitato dal divieto, insomma, sarebbe assai più ampio rispetto alla nicchia alla quale si rivolge. E forse era proprio questo lo scopo che il governo marocchino si prefiggeva, oltre alla necessità di prevenire eventuali attacchi terroristici.

«Abbiamo preso la decisione di proibire l’importazione, la produzione e la vendita del burqa in tutte le città del paese», ha spiegato al portale di informazione Le360 un alto officiale del Ministero degli Interni marocchino, aggiungendo che «diversi criminali hanno usato questo capo per mascherarsi per questo abbiamo deciso di metterlo al bando». Secondo un altro sito, Media24, a Casablanca alcuni ufficiali del Ministero degli Interni avrebbero già comunicato con una circolare il nuovo provvedimento ai commercianti mentre a Taraoudant, nel sud del Paese, le autorità locali avrebbero concesso 48 ore di tempo a tutti i negozi per terminare il commercio dei capi.

Al momento il governo non ha vietato l’utilizzo del velo integrale nei luoghi pubblici, così come fatto da alcuni Stati europei come la Francia o il Belgio, ma da tempo re Mohammed VI e gli ulema (esperti di scienze religiose) a lui vicini, mostrano la volontà di volersi proporsi anche in campo internazionale come punto di riferimento dell’Islam moderato. Il monarca (che nel Paese rappresenta anche l’autorità religiosa) in un discorso pronunciato lo scorso agosto ha chiesto infatti ai marocchini residenti all’estero, circa 5 milioni, di restare fedeli «alle proprie tradizioni secolari e alla loro religione» per contrastare l’avanzata dell’Islam radicale. Nel 2015, inoltre, è stato inaugurato l’istituto Mohammed VI per la formazione degli imam. Tra gli studenti ci sono anche imam europei, elemento costituisce grande prestigio per le autorità marocchine che mirano a esportare nel mondo il modello di un Islam locale dialogante e cosmopolita.

La prima fase dell’ambizioso progetto ha avuto luogo, in realtà, in Africa centrale. Dopo aver creato lo scorso anno la Fondazione degli ulema africani, il sovrano marocchino ha visitato il Rwanda, la Tanzania, il Senegal, l’ Etiopia e la Nigeria presenziando all’inizio dei lavori per la costruzione di nuove moschee e portando delle copie del Corano stampate in Marocco. A livello interno, inoltre, la monarchia ha avviato una riforma dei testi scolastici mentre la Rabita Mohammadia, associazione di ulema che ha come obiettivo quello di promuovere l’Islam moderato, ha pubblicato sul suo sito dei quaderni scientifici che tramite l’esegesi delle scritture religiose demoliscono i precetti religiosi utilizzati dall’Isis per giustificare le violenze perpetrate contro i civili nel califfato e nei loro attentati. Secondo quanto riportato da una fonte a Il Fatto Quotidiano, il nuovo corso di Rabat sembra aver riscosso consenso anche negli ambienti vicini al governo italiano, che già nell’ultimo rapporto stilato dal Ministero dell’Interno sull’Islam poneva il problema di una formazione adeguata degli imam come centrale nella lotta alla radicalizzazione.

«Il Marocco può esercitare l’Islam moderato come mezzo diplomatico perché al momento è rimasto immune dagli attentati», conferma Iolanda Guardi, docente all’Università di Milano e esperta di teologia musulmana femminista. «Inoltre, il paese ha da sempre una politica di amicizia con diversi paesi europei tra cui l’Italia e si può proporre da paese arabo come interlocutore credibile con il mondo occidentale per quanto riguarda la lotta all’estremismo».

L'articolo Marocco, vietata produzione e vendita del burqa: “Messo al bando perché criminali l’hanno usato per mascherarsi” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Burqa, assessore Sicurezza Lombardia al governo: “Vietarne la vendita come in Marocco”

$
0
0

Vietare la vendita del burqa come in Marocco. A chiederlo è Simona Bordonali, assessore alla Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione della Regione Lombardia, in un appello rivolto all’esecutivo italiano. “Chiediamo al governo di vietare l’importazione e la commercializzazione del burqa – ha dichiarato l’assessore in quota Lega Nord – sia per motivi di sicurezza che per ragioni culturali. Proprio come ha fatto l’esecutivo di Rabat qualche giorno fa”.

Le autorità di Rabat hanno infatti chiesto ai produttori o ai commercianti di burqa di interrompere le loro attività. E dunque ne è vietata la vendita. Ma in Marocco non esiste alcuna legge che impedisca di indossare il burqa, tantomeno di venderlo o di fabbricarlo. Per questo il provvedimento straordinario delle autorità è considerato dall’Observatoire du Nord des Droits de l’Homme (ONDH) ingiusto. “La decisione del ministero degli Interni è da considerare illegale e nulla perché non si basa su alcun testo giuridico” e “viola i diritti delle donne di esprimersi e di vestirsi liberamente”.

Da tempo, aggiunge l’assessore Bordonali, “chiediamo di introdurre inoltre una normativa nazionale chiara e non interpretabile, che vieti di circolare nei luoghi pubblici con il velo islamico integrale”. Ricordando che “la Regione Lombardia ha già vietato l’ingresso con burqa e niqab negli ospedali e negli uffici regionali. Il governo segua il nostro esempio e prenda provvedimenti decisi contro questo simbolo di sottomissione”.

L'articolo Burqa, assessore Sicurezza Lombardia al governo: “Vietarne la vendita come in Marocco” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Islam, picchiate perché rifiutano velo. In Veneto 15enne in comunità, a Napoli 28enne all’ospedale. In 10 giorni 3 casi

$
0
0

Picchiate per non voler indossare il velo. Due casi in un giorno, a Bassano del Grappa, in Veneto, e a Sant’Anastasia, in provincia di Napoli. Luoghi diversi del Paese per due storie che si somigliano. Nel Vicentino è stato un padre a picchiare la figlia che tentava di uscire di casa senza velo. In Campania la violenza integralista è opera di un marito nei confronti della moglie 28enne che non voleva il burqa. In dieci giorni è il terzo caso di questo tipo: una 14enne a Bologna, infatti, è stata allontanata dalla famiglia dalla Procura perché era stata rasata a zero dalla madre che la puniva perché sembrava “troppo occidentale”. Ieri, infine, la storia di una quindicenne promessa sposa a Torino.

A Bassano l’episodio delle violenze è divenuto noto dopo che la 15enne si è presentata a scuola piena di lividi. Come lei stessa ha raccontato ai compagni, le tumefazioni le erano state procurate dal padre, arrabbiato per averla vista tentare di uscire senza velo: per questo l’ha presa a calci e pugni e poi, dopo averle fatto rimettere il velo, l’ha mandata a scuola. Una volta arrivata nell’istituto che frequenta, la giovane ha raccontato tutto agli amici, ai professori e infine al preside che ha chiesto l’intervento dei servizi sociali per portarla in una comunità protetta. L’ira del padre della ragazza si è riaccesa la sera, quando l’uomo non l’ha vista rincasare. I carabinieri l’hanno segnalato in Procura. Si tratta di un uomo di origine africana e di fede musulmana, residente nel Vicentino da diversi anni. “La priorità di un pubblico amministratore in questi casi è la sicurezza della ragazzina: arrivo a dire che ci interessano poco le ragioni che hanno portato il padre a picchiarla con violenza: sono comunque fatti inaccettabili, che non devono succedere mai” commenta Ermando Bombieri, vicepresidente dell’Unione montana Valbrenta (che riunisce otto comuni dell’area in prossimità di Bassano del Grappa) con delega al sociale. “Domani valuteremo insieme alla dirigenza scolastica e alle forze dell’ordine – aggiunge – come agire per tutelare la ragazzina, che per ora resta in una comunità protetta”.

Un caso simile è avvenuto a Sant’Anastasia, in provincia di Napoli, dove una 28enne è stata picchiata dal marito che ha rifiutato il burqa e minacciato il divorzio. Per questo il marito 51enne l’ha presa a calci e pugni e l’ha poi chiusa nel bagno per evitare che riuscisse a chiedere aiuto. La donna è però riuscita a scappare e una volta in strada si è accasciata al suolo. Alcuni vicini hanno allertato i carabinieri, ai quali la 28enne ha raccontato violenze anche passate subite dal marito. L’uomo è stato arrestato con le accuse di sequestro di persona, minaccia aggravata e maltrattamenti in famiglia. Sgomenti i vicini di casa della coppia: “Lei la vedevamo poco – raccontano alcuni vicini – prima accompagnava la bambina grande a scuola, ma ultimamente ha detto che l’aveva lasciata in Marocco e che voleva tornare lì anche lei. Lui sembra tanto una brava persona, mai sentito urlare, sempre gentile con tutti. Ci meraviglia che sia arrivato a tanto“.

L'articolo Islam, picchiate perché rifiutano velo. In Veneto 15enne in comunità, a Napoli 28enne all’ospedale. In 10 giorni 3 casi proviene da Il Fatto Quotidiano.


Picchia la figlia perché non vuole portare al velo: “Non riusciva a camminare”. Lui arrestato, lei in un centro protetto

$
0
0

Si rifiutava di portare il velo, di leggere il Corano, di imparare la lingua araba. Per questo il padre la picchiava: con questa accusa un kosovaro di 38 anni che vive in provincia di Siena è stato arrestato per maltrattamenti su minori. L’inchiesta è cominciata quando le compagne di scuola della ragazza e alcune insegnanti hanno notato i segni sul corpo della giovane che la costringevano a camminare a fatica. Così studenti e professori hanno chiamato i soccorsi e la giovane è stata ricoverata in ospedale. Qui i medici hanno avvertito le forze dell’ordine.

La giovane, spiega una nota della questura, è cresciuta “in un contesto familiare isolato ed estraneo alle normali condizioni di socialità“: non poteva intrattenere alcun rapporto con i coetanei e doveva seguire le rigide imposizioni del padre “che ha aderito ai precetti più radicali della religione islamica”. La ragazza si trova ora in una struttura protetta.

Un caso molto simile era avvenuto la scorsa settimana a Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza, dove la vittima delle violenze del padre ha 15 anni ed è stata portata in sicurezza in un centro. Pochi giorni prima un’adolescente di Bologna era stata tolta alla famiglia dopo essere stata rasata a zero perché accusata di comportarsi in modo “troppo occidentale”. Stessa accusa rivolta dalla famiglia a una 16enne di origini marocchine che abita a Pavia: secondo le forze dell’ordine veniva frustata. A questi episodi, avvenuti negli ultimi 10 giorni, si aggiunge anche quello di una 28enne della provincia di Napoli finita all’ospedale perché aggredita dal marito che le contestava il fatto che non indossasse il velo.

L'articolo Picchia la figlia perché non vuole portare al velo: “Non riusciva a camminare”. Lui arrestato, lei in un centro protetto proviene da Il Fatto Quotidiano.

Germania, primo via libera al divieto del velo integrale per i dipendenti pubblici

$
0
0

Vietato il velo integrale sul luogo di lavoro per i dipendenti del settore pubblico in Germania. Il provvedimento è stato approvato dai deputati tedeschi e riguarda anche i funzionari e dirigenti dello Stato, i giudici e i soldati. Il Bundestag (la Camera bassa) ha anche dato il via libera ad un pacchetto di misure volto alla lotta contro l’estremismo e contro gli attentati jihadisti, come il braccialetto elettronico per i sospetti considerati “pericolosi”. Il testo per diventare legge dovrà ora essere approvato anche dal Bundesrat (Camera alta). “Coprire il volto per motivi religiosi o ideologici contraddice la neutralità richiesta da parte dei funzionari dello Stato”, si legge. Se il provvedimento diventerà legge, la Germania sarà il quinto paese in Europa a vietare parzialmente o totalmente l’uso del burqa, dopo Francia, Belgio, Olanda e Bulgaria. Anche Austria e Norvegia stanno per adottare un analogo divieto.

“L’integrazione significa che noi possiamo indicare chiaramente e trasmettere ad altre culture i nostri valori e i limiti della nostra tolleranza“, ha dichiarato il ministro degli Interni, Thomas de Maizière. Il divieto del velo integrale per i dipendenti pubblici è stato approvato pochi mesi prima delle elezioni legislative tedesche che si terranno il 24 settembre, dove il tema dell’integrazione degli immigrati islamici sarà uno dei punti più discussi . Il partito Alternative fur Deutschland (AfD), su posizioni sempre più vicine ai neonazisti dopo il ritiro della candidatura alle presidenziali della loro ex leader Petry, ha fortemente contestato la politica sui migranti adottata dal governo di Grande coalizione (Cdu-Csu ed Spd). Secondo gli ultimi sondaggi l’AfD  raccoglierà il 10% dei voti, diventando la terza formazione politica del Paese.

L'articolo Germania, primo via libera al divieto del velo integrale per i dipendenti pubblici proviene da Il Fatto Quotidiano.

La Corte di Strasburgo dà ragione al Belgio: “Vietare il velo in pubblico non viola nessuna libertà e non discrimina”

$
0
0

La Corte europea dei diritti umani ha dato ragione al Belgio, confermando che la legge che vieta alle donne musulmane di indossare il velo integrale o parziale in luoghi pubblici non è un atto discriminatorio e non viola il diritto al rispetto della vita privata e alla libertà di pensiero, coscienza, religione. Il ricorso è stato presentato da tre donne di religione musulmana che si sono schierate contro le leggi municipali e nazionali introdotte nel 2008 e 2011, considerate, secondo le parole del legale, “una sproporzionata intrusione dello Stato nella sfera dei diritti individuali come la libertà di espressione e di religione”.

I giudici sostengono che il divieto di indossare il niqab in luoghi pubblici è giustificabile perché la legge mira a garantire le condizioni del vivere assieme. La Corte aggiunge tra l’altro che gli Stati, in questo caso il Belgio, sono in una posizione migliore rispetto a quella della corte di Strasburgo per giudicare “le necessità locali e nazionali e il contesto”. Adottando questo divieto lo Stato belga, affermano i giudici, ha voluto rispondere a una pratica considerata incompatibile nella sua società con la comunicazione interpersonale e con la costruzione di relazioni umane, indispensabili per la vita collettiva.

Il divieto, adottato in primis dalla Francia nel 2010, è stato approvato dalla Camera Bassa del Parlamento belga nell’aprile del 2010 ma è entrato ufficialmente in vigore nel luglio del 2011 dopo il via libera del Senato. La legge è stata votata praticamente all’unanimità, con appena due voti contrari, e stabilisce che per ragioni di sicurezza, in luoghi pubblici come parchi o strade, è vietato indossare abiti che nascondano l’identità di una persona.

L'articolo La Corte di Strasburgo dà ragione al Belgio: “Vietare il velo in pubblico non viola nessuna libertà e non discrimina” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Australia, senatrice in aula con il burqa per vietarne l’uso: “Può favorire atti di terrorismo”

$
0
0

In aula indossando il burqa per vietarne l’uso. E’ stata questa la protesta inscenata dalla senatrice australiana Pauline Hanson. La politica è infatti convinta che l’uso dell’abito di abbigliamento musulmano può favorire atti di terrorismo. “L’Islam è incompatibile con la cultura australiana e spero che il mio messaggio abbia raggiunto in cittadini”, ha spiegato la senatrice. Tuttavia a stigmatizzare il suo gesto ci ha pensato il ministro della Giustizia, George Brandis: “Non possiamo mettere in un angolo la comunità musulmana, deriderla. Ci sono circa mezzo milione di australiani di fede musulmana e la stragrande maggioranza di loro sono buoni australiani”. In ogni caso una legge che vieta l’uso del burqa non è nei programmi del governo australiano.

L'articolo Australia, senatrice in aula con il burqa per vietarne l’uso: “Può favorire atti di terrorismo” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Minacce, botte e violenze sessuali sulla moglie per farle indossare il burqa: arrestato

$
0
0

Minacce, violenza sessuale, botte. Per anni una donna di origine marocchina con cittadinanza italiana ha subito dal marito ogni genere di vessazione: anche l’umiliazione di essere stuprata dall’uomo davanti alla figlioletta. Dopo un viaggio in Marocco per partecipare al rito del Ramadan, quelle minacce si sono fatte più decise, fino a prospettare la morte se la moglie non avesse indossato il burqa e rispettato rigidamente i dettami della religione islamica. L’uomo, 45 anni, marocchino, è stato arrestato dagli agenti della Squadra mobile di Reggio Calabria con le accuse di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e corruzione di minorenne in esecuzione di un provvedimento del gip.

Un viaggio, quello nel suo Paese, che non avrebbe comunque portato ad una radicalizzazione dell’uomo. Il cambiamento caratteriale, secondo quanto hanno accertato gli investigatori, si è limitato al contesto familiare senza trascendere in comportamenti che possano far pensare ad un avvicinamento a frange estremiste. L’uomo, venditore ambulante, è in Italia da circa sette anni grazie ad un permesso per ricongiungimento familiare.

A far scattare le indagini, però, sono state le ultime, gravissime, minacce di morte rivolte alla donna per costringerla ad allontanarsi dagli usi e costumi occidentali, farle indossare il burqa e osservare rigidamente i dettami islamici. Dalle numerose testimonianze raccolte, gli investigatori hanno ricostruito il passato di violenze, testimoniato anche da vari interventi delle forze dell’ordine nell’appartamento dei coniugi. La Procura della Repubblica ha provveduto subito ad allontanare da casa la donna ed i figli, portati dalla polizia in un luogo diverso. Quindi il pm ha chiesto al gip l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’uomo eseguita oggi dalla mobile.

L'articolo Minacce, botte e violenze sessuali sulla moglie per farle indossare il burqa: arrestato proviene da Il Fatto Quotidiano.

Viewing all 59 articles
Browse latest View live